sabato 15 settembre 2007

Precedenti e realtà contemporanee della pittura russa e dei paesi dell’unione sovietica

a cura di Raffaele De Grada

Sembra che la pittura dell’Europa Orientale sia stata scoperta oggi dacché gli avvenimenti spesso drammatici di quei paesi hanno fatto fluire da noi io modo confuso e indiscriminato le opere di quei pittori senza una precisa valutazione storica delle loro personalità e dei loro meriti concreti. Il pubblico ritiene in particolare che la pittura russa del nostro secolo sia nata con David Burljuk, Michail Larionov e Natalja Gonciarova, definiti come «neoprimitivisti nazionali» senza avere precisa conoscenza di ciò che precede con l’impressione che aldilà del fiume impetuoso della loro opera ci sia soltanto un terreno vago e inesplorato. Ciò è un grande errore perché furono proprio questi pittori che riscattarono il culto delle antiche icone russe esposte in una grande mostra a Mosca nel 1913. Nel momento stesso in cui sembrava che questi artisti si affidassero soltanto all’evasione verso occidente (in particolare a Monaco) essi, condotti dai fratelli Burljuk (David, 1882-1967; Vladimir, 1886-1967; Nikolaj, 1890) con le sorelle Ljudmila e Nadezda, promossero alcune mostre (1907-1908) che vollero
riportare in auge quell’antica tradizione. Può sembrare strano che questi giovani «rivoluzionari» si richiamassero ad un’antica tradizione religiosa e monarchica, ma non troppo se si pensa che sono proprio i giovani che rifiutando i compromessi dei contemporanei, tendono a riprendere il fideismo del passato. E quale passato? I precedenti L’inizio della pittura in Russia è collegato al momento in cui (998 d.C.) il sovrano di Kiev Vladimir, convertitosi al cristianesimo, introdusse direttamente da Bisanzio l’arte di costruire chiese, di decorarle e di fornirle di arredi sacri. Il primo monumento che attesta l’identità di una
pittura russa sono gli affreschi celebrativi del re Jaroslav in Santa Sofia di Kiev (eretta nel 1037) intesi ad affermare la doppia autorità del re come capo dello Stato e della Chiesa. È importante considerare che la pittura russa nasce appunto come una sorta di «ritratto» del principe re e capo della Chiesa (l’autorità politica e quella spirituale), secondo la tradizione del mondo romano- bizantino prolungatesi nel cristianesimo. La prima icona che si trova in Russia (tempera su tavola), oggi allaTretjakow, è la Madonna di Vladimir dell’inizio del XII secolo, che fu portata da Costantinopoli a Kiev quando la crisi
dell’Impero d’Oriente provocò una prima emigrazione degli artisti bizantini verso la Russia, tesa a sostituire in Oriente il ruolo culturale del vecchio Impero oppresso dalla lotta fra le fazioni e da una feroce fiscalità. Le icone sacre avevano un ruolo di protezione della comunità della famiglia e quando si scurivano troppo, così da non poter essere pulite, erano gettate perché considerate inefficaci e neppure decorative, secondo un’usanza orientale molto più vistosa che da noi dove le
antiche tavole sono sparite per consunzione. Nel 1240 l’invasione mongola giunse a Kiev e la saccheggiò. Così ebbe termine tragicamente il lungo periodo dell’influenza della cultura figurativa bizantina in quella regione devastata dall’ondata barbarica. La pittura russa riprende con la Scuola di Novgorod alla metà del XIV secolo. Novgorod è una città di artigiani e mercanti come quelle dove sono fioriti i nostri Comuni che si affermano nella lotta contro le città vicine (contro Susdal, come è dimostrato dalle icone contemporanee di soggetto storico e non più soltanto religioso). Siamo all’inizio di una Informata e, per la prima volta, assolutamente obiettiva tra le opere in italiano è la «Storia della pittura russa» di Alan Bird, Umberto Allemandi Editore, 1991, con ampia bibliografia cui si rimanda. pittura laica corrispondente a una maggiore libertà del costume mentre nelle varie città (da Jaroslavl’ a Pskov) si affermano «scuole» che raggiungono un’alta qualità artistica cominciando a interpretare fuori dai canoni liturgici la realtà del loro periodo. Il «cubismo» del Fante di quadri, l’associazione fondata da Larionov e da David Burljuk nel 1910, si richiamava a un primitivismo in cui questo tipo di icone si mescolava con il Primordialismo «oceanico» di Gauguin2.

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