venerdì 22 febbraio 2008

I temi della pittura di Monet

A CURA DI D. PICCHIOTTI

Nel 1890 Monet acquista la proprietà di Giverny, dove intende trasferirsi definitivamente e utilizzare il corso di un braccio del fiume Epte per la creazione di uno stagno abbellito da ninfee.
Nel 1891 dipinge ispirandosi al tema dei ghiacci sulla Senna.
Nel mese di marzo muore il mercante Ernest Hoschedé, seppellito nel cimitero di Giverny e l'anno successivo Monet sposa finalmente Alice, della quale era innamorato da molti anni.
È il momento della serie dei Covoni, la prima delle serie di Monet, nella quale l'artista cerca di fissare sulla tela l'effetto provocato dalla luce sui covoni, nei diversi momenti della giornata o in diverse condizioni meteorologiche, lavorando anche con più tele contemporaneamente e dipingendo sull'una o sull'altra a seconda dell'effetto di luce desiderato. Questa serie ebbe un grande successo e un notevole effetto sugli artisti del tempo. Vasilij Kandinskij, che ebbe modo di vederne uno a Mosca nell'ambito di una esposizione impressionista, ricorderà di avere ammirato "la potenza incredibile..... di una tavolozza che superava ogni mio sogno".
L'esperienza dei covoni si rinnova con la serie dei Pioppi sulla riva dell'Epte, colti anch'essi nelle diverse ore del giorno. Per questa serie Monet si reca sul luogo con un'enorme attrezzatura, schierando una serie di cavalletti che gli consentono di passare rapidamente da una tela all'altra a seconda della luce. Inoltre, in questo caso Monet tenta di concentrare la propria visione e di tradurla in pochi minuti, ingaggiando una vera e propria competizione con la natura.
Prima che la serie sia conclusa, Monet viene a sapere che i pioppi stanno per essere tagliati per la vendita. Pur di terminare la serie contatta il compratore e gli propone un rimborso in denaro perchè aspetti a tagliarli.
Anche questa serie, oggetto di una esposizione di Durand-Ruel nel 1892 ebbe un grande successo, ma ancora maggiore doveva essere quello destinato alla ben più numerosa serie delle Cattedrali di Rouen, alla quale Monet si dedica dal 1892 al 1894.
Realizza cinquanta vedute diverse dello stesso soggetto in una sequenza continua che va dall'alba al crepuscolo e nella quale l'imponente facciata gotica si smaterializza nella luce.
Monet dipinge, sempre più veloce, depositando sulla tela rapidi tocchi di colore. Nel febbraio 1895 si reca in Norvegia, a Sandviken, nei dintorni di Oslo, dove dipinge i fiordi, il monte Kolsaas e il villaggio che lo ospita, in un gruppo di paesaggi invernali che ricordano stilisticamente le opere realizzate intorno al 1870.
L'anno successivo Monet compie quasi un pellegrinaggio nei luoghi dove ha già dipinto negli anni precedenti e infatti Pourville, Dieppe, Varegenville, tornano ad essere i motivi delle sue opere.
Nel 1897 la donazione di Gustave Caillebotte, morto nel 1894, passa ai musei nazionali e molte opere impressioniste fanno finalmente il loro ingresso nelle raccolte statali.
Nell'estate venti opere di Monet vengono esposte alla seconda Biennale di Venezia. Nell'autunno 1899 inizia a Giverny il ciclo delle Ninfee, che continuerà per tutta la vita.
L'inizio del secolo vede Monet a Londra ; l'artista dipinge ancora una volta il Parlamento e una serie di tele che hanno come motivo dominante la nebbia. Dal 1900 al 1904 Monet fa numerosi viaggi in Gran Bretagna e nel 1904 espone alla galleria di Durand-Ruel, trentasette vedute del Tamigi.
Durante l'estate riprende a lavorare alla serie delle Ninfee e nel febbraio successivo, partecipa con cinquantacinque opere alla grande esposizione sugli impressionisti organizzata a Londra da Durand-Ruel.
Nel 1908 Monet fa il suo penultimo grande viaggio, recandosi a Venezia con la moglie, su invito della famiglia Curtis, un amico americano del pittore John Singer Sargent, a palazzo Barbaro sul Canal Grande. Monet decide di trattenersi ulteriormente per dipingere e prende alloggio all'Hotel Britannia per due mesi. È rapito dall'atmosfera in cui è immersa Venezia, dagli effetti di luce e dai riflessi dell'acqua sui monumenti, tanto da tornarvi una seconda volta l'anno successivo. A un critico di architettura che durante un'intervista affermava che "Il Palazzo Ducale può essere definito un'architettura impressionista assai più che gotica", Monet risponde: «L'artista che concepì questo palazzo fu il primo degli impressionisti. Lo lasciò galleggiare sull'acqua, sorgere dall'acqua e risplendere nell'aria di Venezia, come il pittore impressionista lascia risplendere le sue pennellate sulla tela per comunicare la sensazione dell'atmosfera. Quando ho dipinto questo quadro, è l'atmosfera di Venezia che ho voluto dipingere. Il palazzo che appare nella mia composizione è stato per me solo un pretesto per rappresentare l'atmosfera. Tuttavia Venezia è immersa in questa atmosfera. Nuota in questa atmosfera. È l'impressionismo in pietra».
Rientrato in Francia continua a lavorare in studio ai dipinti del periodo veneziano che saranno esposti solo nel 1912, un'anno dopo la morte della moglie Alice, alla galleria Bernheim-Jeune con una presentazione di Octave Mirbeau. In questi anni l'artista, che già dal 1908 è afflitto da problemi alla vista, dedica la sua attenzione al giardino e prosegue il lavoro alla serie delle Ninfee, iniziata nel lontano 1890.
Monet aveva fatto realizzare, nella sua tenuta di Giverny un piccolo stagno, ottenuto deviando un piccolo affluente del fiume Epte, il Ru, che attraversava la sua proprietà. Nello specchio d'acqua così ottenuto, Monet aveva poi fatto crescere delle ninfee e tutto intorno, aveva piantato salici e altre piante esotiche.
A completamento del progetto fu costruito sopra lo stagno un ponticello di legno ispirato alle stampe orientali. L'artista era sempre stato affascinato dai fiori e dai riflessi dell'acqua ma in questo progetto è innegabile l'influenza di quella cultura giapponese diffusasi in Europa a partire dalla seconda metà del secolo e della quale Monet, come i suoi contemporanei, era stato un grande estimatore.
Questo meraviglioso angolo di giardino sarà il soggetto delle ultime grandi opere di un Monet ormai stanco, afflitto col passare degli anni da problemi di vista sempre più gravi.
Nel 1914 muore il primogenito Jean. Monet è sempre pi solo ma è stimolato al lavoro da amici come Georges Clemenceau e Octave Mirbeau, che si recano sovente a fargli visita. Giverny, con la presenza di Monet, è diventata una sorta di colonia di artisti, soprattutto americani, ma l'artista preferisce condurre una vita ritirata, sostenendo di non avere alcuna "ricetta" da trasmettere ai più giovani, niente da insegnare. Passa tutto il suo tempo nel giardino, continuando a dipingere, lottando contro la diminuzione progressiva della vista che non gli permette più di dipingere gli effetti di luce con la precisione di un tempo. A volte, davanti a tele che considera mal riuscite, Monet è preso da attacchi d'ira e distrugge il suo lavoro.
Ciò nonostante continua a dipingere e proprio a causa dei suoi problemi alla vista, concepisce un modo per lui nuovo di affrontare l'opera. In tanti anni di lavoro a Giverny, ogni angolo del giardino, osservato durante i vari momenti del giorno, si era impresso nella sua mente. Sarebbe stato interessante, pensa Monet, dipingere una serie di impressioni di insieme, ottenute non dipingendo all'aria aperta ma in studio. Così decide di far realizzare un nuovo e grande atelier nella sua tenuta. Il nuovo studio sarà pronto nel 1916: uno spazio lungo venticinque metri, largo quindici e coperto per i due terzi da un lucernario in vetro. Qui Monet si mette al lavoro. Dipinge su tele di circa quattro metri per due e realizza un meraviglioso condensato delle impressioni di insieme del suo regno, rievocando gli effetti delle nebbie dell'aurora, dei tramonti, del crepuscolo o della notte. Nel 1918, in occasione dell'armistizio, decide di far dono della nuova serie allo Stato. L'amico Georges Clemenceau, allora primo ministro, tiene ad assegnare alle opere di Monet una collocazione prestigiosa, quella del padiglione dell'Orangerie alle Tuileries. Monet non è ancora soddisfatto del lavoro e continuerà a dedicarvisi con l'accanimento che aveva sempre contraddistinto il suo approccio alla pittura fino al 1926, anno della morte. Oltre alla serie degli otto pannelli della donazione, che sarà collocata nelle sale ellittiche dell'Orangerie a partire dal 1927, Monet dipinse in questi anni numerose altre opere, che furono ritrovate dopo la morte del pittore nell'atelier di Giverny e sono oggi esposte al Musée Marmottan di Parigi. In alcune di queste, non datate ma senz'altro appartenenti all'ultimo periodo, si scopre una produzione vicina ai risultati che verranno poi raggiunti da correnti d'arte d'avanguardia di inizio secolo, quali l'espressionismo. Infatti, Monet porta alle estreme conseguenze il processo di smaterializzazione che già si era manifestato nella serie delle cattedrali. Oltre a superare decisamente gli esiti stilistici dell'impressionismo, Monet sembra quasi anticipare soluzioni che saranno raggiunte solo con la pittura informale del secondo dopoguerra.

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